martedì 24 novembre 2009

Facebook



Su Facebook a tredici anni così i bimbi aggirano il divieto

ROMA - L' ultima rassicurazione è arrivata pochi giorni fa: i giovanissimi che comunicano abitualmente attraverso Facebook, Twitter o i sistemi di messaggistica istantanea a scuola se la cavano esattamente comei compagni che prediligono contatti più tradizionali. Eppure, mentre i social network diventano strumenti sempre più popolari in ogni fascia di età, inevitabilmente crescono i crucci per i genitori, divisi tra la volontà di garantire ai figli la più ampia varietà di relazioni e la paura di vederli entrare in luoghi che spesso non conoscono e che sanno di non poter controllare. Di fronte alla necessità di fare i conti con una nuova tecnologia, chi ha figli piccoli cerca spesso soluzioni semplici: agli albori della tv, la risposta precotta e ormai proverbiale fu «a letto dopo Carosello». In anni più recenti, i produttori di videogame si sono dovuti autoregolamentare in modo che i genitori potessero sempre conoscere l' età consigliata per ogni gioco. Ora, un editoriale della Cnn scatena il dibattito: qual è l' età giusta per cominciare a frequentare i social network? La risposta dovrebbe essere scontata, visto che questi siti vietano l' iscrizione ai minori di 13 anni. Ma un modo efficace per controllare la vera età di chi si registra non esiste,e la realtàè quindi ben più complessa: secondo uno studio del Pew Internet Research, il 38 per cento dei giovani americani tra i 12 e i 14 anni dichiara di frequentare i social network. Stando poi ai dati diffusi dal sito CheckFacebook.com, l' 1,5 per cento degli italiani iscritti a Facebook, pari a oltre 180 mila ragazzi, ha meno di 13 anni. «Anche volendo, impedire che i bambini vadano in rete e abbiano rapporti virtuali con altre persone è difficile», dice Tilde Giani Gallino, docente di Psicologia dello sviluppo all' Università di Torino. «Non è detto che un ragazzino che non usa il computer in casa non lo faccia poi altrove, per esempio quando va a trovare gli amici. Più che vietare, i genitori dovrebbero quindi mostrare interesse per queste novità, parlarne coni ragazzi, metterli al corrente di eventuali rischi». In questi mesi gli esperti, tra allarmi, annunci a effetto e retromarce, non hanno fatto molto perché il grande pubblico potesse formarsi un' opinione equilibrata sul fenomeno social network. A febbraio, due procuratori generali statunitensi dipinsero questi servizi come covi di molestatori, smentendo un rapporto che loro stessi avevano commissionato poco prima, secondo il quale gli adescamenti su internet sono un pericolo molto minore per i ragazzi rispetto al bullismo tra compagni. In aprile, una ricerca della Ohio State University ha individuato una relazione tra la frequentazione dei social network e un rendimento più basso a scuola e all' università. Un mese più tardi quei risultati sono stati contestati in uno studio dal significativo titolo "Riconciliare il sensazionalismo con i dati": secondo i ricercatori della Northwestern University non è possibile trovare alcuna relazione di causa-effetto tra la frequentazione dei social network e i risultati scolastici. Incongruenze che si spiegano, in parte, con il fatto che il fenomeno è troppo recente per avere dati certi e verificati. «I ragazzini di oggi sono la prima generazione che ha a disposizione questi strumenti», conferma la professoressa Giani Gallino.E nonè detto che col tempo la situazione si faccia più chiara: come ha dichiarato alla Cnn Kaveri Subrahmanyam, professore di psicologia alla California State University-Los Angeles, «in futuro sarà sempre più difficile trovare bambini che non vanno su internet, da usare come gruppo di controllo».


fonte: Repubblica — 11 novembre 2009

Sapevi che: Facebook ha più di 320 milioni utenti in tutto il mondo?
solo negli Stati Uniti sono 94,7mln cca, Gran Bretagna 22,2mln cca, Turchia 14,2mln cca, Francia 13,3mln cca, Canada 13,2mln cca, Italia 13,2 mln cca, Indonesia 11,7mln cca, Spagna 7,3mln cca, australia 7,1 mln cca, Filippine 6,9mln cca.

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